PIERFRANCESCO FAVINO E LA PROFESSIONALITÀ
PIERFRANCESCO FAVINO E LA PROFESSIONALITÀ
Sullo spettacolo Servo per due andato in scena lo scorso febbraio al Teatro Masini
Da martedì 3 a giovedì 5 febbraio la stagione di Prosa del Teatro Masini ha ospitato la compagnia di Servo per due, che ha portato sulla scena un adattamento del Servitore di due padroni di Goldoni[1] realizzato da Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli. Molti degli spettatori lo hanno definito come una delle più belle performance teatrali degli ultimi anni viste nel nostro teatro. Questo grazie alla sua capacità di riproporre in maniera vitale il meglio della Commedia dell’Arte italiana, fatta di gag, acrobazie, musiche (eseguite dal vivo dall’orchestra Musica da Ripostiglio), improvvisazioni, interazioni col pubblico. Il segreto del suo successo però gli autori lo indicano in altro, e porta un nome apparentemente molto banale: «professionalità».
È stata questa una delle parole più ripetute durante l’”Incontro con gli Artisti” realizzato al Ridotto del Teatro Masini mercoledì 4 febbraio. A pronunciarla più volte è stato Favino stesso, a lui hanno fatto eco altri membri della sua compagnia, portando il dialogo col pubblico al di là del semplice commento tecnico dello spettacolo.
Un attore, racconta Favino, quando mette in scena uno spettacolo parte già in debito con i propri spettatori, che hanno sborsato anche più di 20 euro a testa (oltre ad investire parte del loro tempo) per recarsi a teatro, magari durante una fredda serata invernale. Spesso però che succede? Sbadigli, disinteresse, cellulari accesi in attesa di ricevere qualche segnale, anche inutile, dal mondo esterno. Tutto questo crea una barriera tra attori e spettatori che, in sostanza, annulla ogni magia sulla quale è costruito il teatro.
Ecco allora che l’attore ha innanzitutto il dovere di dare il meglio di sé, non tanto in nome di un’astratta Arte, quanto per far sì che il teatro torni ad essere veramente un luogo in cui si ha piacere di andare senza sbadigli, e in cui lo spettatore sia davvero ripagato dopo aver speso i soldi che ha speso. L’attore, prima ancora di accusare il pubblico di “ignoranza”, deve partire da una riflessione su sé stesso, riconoscendo ed analizzando i propri pregi e i propri difetti (quanti attori, magari anche mediocri o non ancora pronti, si cimentano in Shakespeare provocando solo disaffezione e noia al pubblico?[2])
Questo semplice concetto in realtà può essere trasportato a qualsiasi tipo di lavoro che quotidianamente svolgiamo. Commessi, insegnanti, impiegati, operai, amministratori e commercianti. Alcuni vedono il consumatore semplicemente come “cliente da spennare”, altri non sono in grado di operare al meglio il proprio lavoro perché non ne possiedono le competenze (e dovrebbero darsi da fare per raggiungerle), altri ancora si fanno trascinare dalla monotonia della quotidianità o dalla paura della crisi. Sia chiaro, non è facile. Ma siamo tutti responsabili l’un l’altro di quello che facciamo. Ricordarcelo di tanto in tanto può esserci d’aiuto per vivere al meglio le nostre giornate ed essere di più parte di una comunità. Magari invece di prendercela ogni giorno con l’incompetenza dei politici o della disoccupazione in aumento, chiediamoci se io per primo, mentre svolgevo il mio lavoro ero sovrappensiero, seccato, superficiale, addirittura incompetente e maleducato. In sostanza, proviamo a chiederci se ho meritato davvero quei 20 euro che quella persona mi ha dato fidandosi di me.
[1] In realtà a fare da intermediario tra le due rappresentazioni è stato l’adattamento inglese One man, Two Guvnors di Richard Bean.
[2] In particolare Favino ha contrapposto il mondo teatrale a quello musicale, dove nel secondo, prima di arrivare a suonare un certo tipo di autori particolarmente difficili, l’allievo deve partire con la pratica e lo studio di modelli più semplici, impiegando anni ed anni prima di riuscire ad arrivare ad un livello tecnicamente sufficiente. Tutto questo pare non valere in campo teatrale dove, per l’appunto, attori mediocri si cimentano fin da subito in difficili e importanti rappresentazioni teatrali.
(Foto – Si ringrazia Raffaele Tassinari)