A GONFIE VELE – A Faenza prende il via un progetto di formazione sociale e politica
“Economia”, “Politica”, e “Famiglia” sono solo alcuni dei temi che verranno trattati durante le serate di A gonfie vele, la nuova scuola-laboratorio per i giovani che si propone di sperimentare e innovare la Dottrina Sociale della Chiesa. I corsi, che avranno luogo nel Seminario Vescovile di Faenza (Viale Stradone 30) saranno presentati da Mons. Mario Toso sabato 7 novembre alla Sala San Carlo e alterneranno, di volta in volta, lezioni e laboratori pratici.
Abbiamo deciso di fare qualche domanda a Riccardo Drei, uno degli organizzatori della Scuola, per cercare di capire un po’ meglio la natura di questo interessante progetto.
- Riccardo, puoi spiegarci brevemente che cos’è per te A gonfie vele e perché hai deciso, con altre persone, di dar vita ad una scuola di cattolici coinvolti in politica a Faenza? È una risposta a una richiesta dei cittadini o una chiamata ai cattolici nella nostra società locale a impegnarsi per progettare il futuro?
Provo a rispondere partendo da qualche domanda. È mai possibile che tra giovani si finisca per parlare di politica o di temi sociali quasi esclusivamente in periodo di campagna elettorale? Davvero quello che succede nella nostra società ci interessa così poco? Come costruire un proprio pensiero critico sui temi così complessi che animano la nostra società? La politica è per forza qualcosa per soli “addetti ai lavori”? Il nostro essere cattolici è una ricchezza o un intralcio alla società? Queste e altre domande, condivise tra di noi, hanno dato il via al progetto della Scuola. Siamo consapevoli che il futuro si costruisce oggi, e sappiamo che oggi abbiamo bisogno prima di tutto di prendere visione di ciò che è la realtà,formarci, discutere, sviluppare un pensiero, e quindi tradurlo in azioni concrete positive.
- A chi si rivolge A gonfie vele? Sulla vostra pagina facebook scrivete che la scuola è aperta a tutti, sebbene i docenti siano principalmente di chiaro stampo cattolico. Non c’è il rischio di creare una scuola solo per i credenti, facendo venir meno il dialogo con posizioni culturali differenti?
Io spero vivamente che nella nostra scuola ci sia dialogo. Nella mia vita ho frequentato abbastanza lezioni per sapere che le migliori sono quelle in cui gli studenti partecipano attivamente, discutendo tra loro e con il prof. Sebbene la scuola abbia un chiaro taglio cattolico, che non abbiamo voluto nascondere, crediamo che possa emergere un dialogo costruttivo con chiunque abbia voglia di confrontarsi seriamente. È ancora possibile per gli uomini dialogare tra loro sul terreno comune della ragione, qualunque sia la loro identità? Noi crediamo di sì.
- Da chi è composto il team organizzativo di questa scuola-laboratorio?
C’è un nucleo operativo composto da me, Andrea Fabbri, Luca Cavallari, Matteo Zinzani, Giovanni Severi, Gabriele Tronconi e Riccardo Cappelli. Everardo Minardi, presidente della fondazione G. dalle Fabbriche e don Otello Galassi della Pastorale Sociale ci supportano e ci consigliano con la loro esperienza. E poi ci ha dato una grossa mano il nostro vescovo, soprattutto per raggiungere i relatori. Con un telefono in mano fa miracoli.
- Quali sono state le tappe che hanno portato alla sua realizzazione?
Diversi di noi sono stati coinvolti in diversi ambiti nelle recenti elezioni al consiglio comunale, avvenute a Giugno. Dopo l’elezione del sindaco abbiamo cominciato ad incontrarci scambiandoci domande e impressioni sulle recenti vicende politiche. Abbiamo sentito l’esigenza di capire e imparare di più. Il vescovo poi ha incoraggiato e sostenuto le nostre riflessioni, e abbiamo capito che questa esigenza non era solo nostra, ma poteva diventare qualcosa di utile per tanti nostri coetanei. La Scuola quindi è il primo tentativo di trasformare in azione una buona idea condivisa.
- Il vostro programma punta certamente molto in alto, sia come scelta dei contenuti che come struttura dei corsi. Non rischia questa di essere un’arma a doppio taglio, specie in un periodo come il nostro di forte sfiducia verso la politica “istituzionale”?
I temi su cui un domani ci troveremo a confrontarci sono complessi, e complessa è la società in cui viviamo. È giusto affrontarli in maniera superficiale, con chiacchiere da bar o stringati post su Facebook? Credo che come cristiani abbiamo il dovere di puntare in alto, facendo attenzione che nessuno si perda per strada. È vero, la nostra Scuola richiederà impegno, ma credo che un ragazzo non sia spaventato da questo, quanto piuttosto dal dubbio che non ci sia nulla per cui valga la pena impegnarsi.
- Chi è il buon politico al giorno d’oggi e chi è il buon politico cristiano al giorno d’oggi?
Credo che il buon politico sia quello capace di far crescere in maniera armonica la società, che non perde di vista il bene comune, che lotta per eliminare le ingiustizie, onesto, che cerca di eliminare ogni tipo di povertà. Se riesce a fare tutto questo secondo le regole della democrazia, cioè ottenendo consenso attraverso il dialogo, allora secondo me è un buon politico. La seconda domanda è molto difficile e richiederebbe una lunga risposta, che potrei riassumere in “il buon politico cristiano è quello che nel fare tutto quello che ho scritto sopra legge e medita il Vangelo, con tutto quello che ne consegue”.
- Venendo a domande più pratiche, concretamente, come saranno strutturati i laboratori?
Si arriverà ai laboratori avendo letto il materiale fornito quindici giorni prima alla conferenza e la sera del laboratorio ci saranno alcune brevi testimonianze di persone che hanno esperienza concreta e personale di ciò di cui parliamo. Poi divisi in gruppi ci sarà un dibattito dal quale cercheremo di costruire un pensiero condiviso e condivisibile.
- Nel caso un giovane fosse particolarmente interessato a una singola lezione su un tema, sarà possibile partecipare oppure è necessario iscriversi frequentando tutti i corsi?
Sappiamo che non tutti potranno partecipare a tutti gli incontri, naturalmente, ma speriamo che la Scuola sia avvertita come una impegno serio, al quale non mancare. Perciò abbiamo deciso che è necessario iscriversi anche per seguire un solo incontro per scoraggiare una partecipazione sporadica. Perché la nostra Scuola, come ogni scuola che si rispetti, è un percorso, e il valore di un percorso è maggiore della somma delle singole tappe.
- Ci sarà un risvolto concreto alla fine dei corsi? Un modo per ritornare alla città al di là della partecipazione dentro le aule scolastiche?
Sì, la nostra volontà è che ci sia, ma non sappiamo ancora cosa sarà. Dipenderà da come si svolgerà la Scuola, da chi parteciperà, da quali temi sentiremo più nostri… Il fine della Scuola è quello di risvegliare in ciascuno una coscienza critica capace di leggere la realtà e agire in essa per migliorarla. I modi per agire sono tanti, forse decideremo di fare qualcosa insieme, forse qualcuno agirà come singolo. Vedremo.
- Perché un ragazzo di 25 anni dovrebbe frequentare questa scuola anziché dedicarsi ad altro?
Un filosofo greco diceva che tra gli uomini ci sono gli svegli e i dormienti. Questa Scuola spero possa essere uno dei modi per svegliarci un po’ di più. E per noi stessi e per quelli che hanno bisogno di noi ci possiamo permettere di adagiarci fra i dormienti?
A cura di Samuele Marchi