Argillà, un brand da 1,7 milioni di euro per Faenza: ecco l’impatto economico
Non solo semplici visitatori, ma veri e propri turisti che hanno soggiornato più di tre notti in albergo vivendo la città di Faenza a trecentosessanta gradi. Argillà Italia, la mostra mercato della ceramica che si è tenuta a Faenza dal 2 al 4 settembre, ha visto partecipare durante la tre giorni di festival circa 95mila visitatori che, oltre agli acquisti di pezzi di ceramica negli stand, hanno portato alla città un forte indotto economico. Tra uno spritz al bar, una pizza al ristorante e il pernottamento in agriturismo, in totale è stato 563mila il fatturato direttamente riconducibile all’evento Argillà, mentre complessivamente gli operatori di settore hanno incassato nei giorni di festival 1 milione e 502mila euro. A sostenerlo è una ricerca condotta da Jfc – agenzia di consulenza turistica – che tramite questionari, interviste e banche dati ha valutato il valore economico che Argillà Italia ha generato per la città di Faenza.
Emiliani (Mic): “Molto bene, ma alcuni aspetti andranno rivisti”
Per quanto riguarda il “value brand” che Faenza ha ottenuto grazie ad Argillà (valore che tiene conto di diversi fattori di marketing, comunicazione e internazionalizzazione), la ricerca lo stima in circa 1,7 milioni di euro. «Il giudizio complessivo di questa ricerca – dichiara il vice sindaco di Faenza, Massimo Isola – è stato positivo. Siamo riusciti a tenere assieme le esigenze molto diverse di espositori, visitatori e cittadini. Sono equilibri delicati, ma il valore del brand Argillà è cresciuto e con esso anche la conoscenza di Faenza nel mondo».
«Di queste valutazioni – ha dichiarato Eugenio Emiliani, presidente di Fondazione Mic, ente organizzatore dell’evento – terremo conto per la prossima edizione di Argillà nel 2018: l’evento è andato molto bene, ma certi aspetti di tempistica e logistica della fiera andranno rivisti».
A Faenza indotto da 1,5 milioni di euro: il 37,5% grazie ad Argillà
Sold out delle strutture ricettive, forte internazionalizzazione dei turisti e un giudizio più che positivo all’evento degli operatori di settore: sono questi alcuni degli spunti che arrivano dalla ricerca dell’agenzia, la stessa che ha recentemente valutato l’impatto dei visitatori all’opera di Christo sul lago d’Iseo. «Argillà rimane un evento di grande rilievo per Faenza – afferma Massimo Ferruzzi, amministratore unico di Jfc e responsabile della ricerca – capace di portare il livello di internazionalizzazione al di sopra del 30%. Complessivamente le imprese faentine che si occupano di ospitalità, ristorazione, commercio, etc. hanno incassato in questi giorni 1 milione e 502mila euro: di questi, esattamente il 37,5%, pari a 563mila euro, sono stati fatturati grazie all’evento». Un impatto economico di cui ha beneficiato non solo la città manfreda, ma anche i territori limitrofi, in particolare Brisighella, visto che praticamente la totalità delle camere di Faenza erano occupate (99,8%) costringendo molti turisti a cercare un pernottamento fuori città. «Il periodo in cui si svolge Argillà – sottolinea il presidente Emiliani – è un periodo di per sé turistico: se vogliamo aumentare la ricettività bisognerà fare alcune considerazioni su quando realizzare la fiera».
Sold out di alberghi e bad & breakfast
Quella a Faenza e dintorni non è stata solo una toccata e fuga. Il turista medio di Argillà ha soggiornato nelle strutture alberghiere in media 3,2 notti spendendo a camera circa 88 euro. Complessivamente le strutture ricettive faentine hanno ottenuto un incremento di occupazione camere rispetto allo stesso periodo nel 2015 del +28%. Il fatturato complessivo di queste giornate è stato pari a 143mila euro con un incremento di incassi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso di 40mila euro. Permanenza più lunga invece nelle strutture extra-alberghiere con 3,6 notti di media. Il fatturato complessivo di agriturismi e bed & breakfast si attesta su 123mila euro, ma l’incremento di fatturato è stato superiore a quello delle strutture alberghiere, registrando un saldo positivo di 42mila euro rispetto al 2015.
Dagli alberghi ai servizi in centro città. Raddoppio del fatturato per i bar e la ristorazione veloce: si stimano incassi di 452mila euro (+203%), mentre il fatturato di ristoranti e pizzerie (305mila euro) è cresciuto del 34,5%.
Ospiti delle strutture: gli stranieri sono 1 su 3
Una Faenza “internazionale” non solo per la percentuale degli espositori (il 55% degli stand venivano dall’estero) ma anche per quella dei turisti. Un ospite su tre nelle strutture ricettive era straniero (al primo posto i francesi, seguiti da tedeschi e inglesi). Questi turisti, oltre alla fiera della mostra mercato, hanno potuto anche visitare alcuni tesori della città come il Mic e il Teatro Masini, quest’ultimo – che prevedeva anche visite guidate gratuite – ha visto nella tre giorni l’ingresso di 900 persone.
Argillà ha dato valore al territorio e a Faenza una visibilità internazionale: su questo gli operatori faentini interpellati sono unanimi e mostrano giudizi più che positivi dando un voto complessivo all’evento di 8,8 su una scala da 1 a 10. Tra i fattori da migliorare, gli operatori affermano che sia necessario ampliare il servizio di mobilità della bus navetta, che in questa edizione ha trasportato 2.417 persone al centro storico della città.
Espositori: in media uno stand ha incassato 1.529 euro
La ricerca passa poi dall’altra parte della barricata: quella dei 250 espositori ad Argillà 2016. Si è venduto sopratutto nella giornata di sabato e, in media, il numero dei pezzi venduti per espositore è stato di 63,8 pezzi (circa un terzo del totale delle opere), per un incasso medio di circa 1.529 euro a stand. A trainare le vendite sono state le opere di piccole dimensioni e con prezzo contenuto, in particolare gioielli, oggetti da cucina e arredamento per la casa.
Dagli espositori sono state valutate positivamente l’organizzazione dell’evento, l’affluenza di visitatori, gli eventi e il livello di internazionalizzazione dell’evento: il giudizio medio è stato di 7,12 punti su 10 totali. Tra le cose da migliorare, gli espositori richiedono sopratutto un minor numero di stand per incrementare le vendite medie: alcuni infatti si aspettavano di vendere di più. Inoltre suggeriscono di evitare le aree meno centrali di esposizione, come via Cavour, e di limitare gli orari di apertura della fiera ritenuti troppo lunghi. «Non necessariamente – conclude Eugenio Emiliani – avere meno espositori significa incrementare le vendite. È molto importante invece presentare una forte diversificazione dell’offerta e far crescere la manifestazione: il nostro target sono innanzitutto i visitatori. Se questi ci sono, anche gli espositori non mancheranno all’appuntamento».
Siete bravissimi continuate così. Siete aria sana nella comunicazione di Faenza. E’ una valutazione generale che va anche oltre l’articolo in oggetto.