Ceramic & Colours: dove l’industria si sposa con l’arte
Industria e arte: due termini apparentemente molto distanti l’uno dall’altro che trovano un punto comune in un’azienda di Faenza, la Ceramic & Colours, fondata nel 2002 da Gian Piero Merendi, attuale presidente, e Franco Santi. All’interno della Ceramic & Colours infatti ci si occupa di tutti i semilavorati che occorrono per fare ceramica di qualità: gli impasti, gli smalti, le attrezzature, i forni, i torni, i macchinari. «Una persona che voglia fare ceramica – spiega Gian Piero Merendi – trova qui tutto quanto occorre per attrezzare un proprio laboratorio e farlo funzionare». Ecco allora che l’industria e la tecnica si sposano con un’arte che a Faenza ha una delle sue massime espressioni. Dietro un piatto di ceramica c’è tantissimo lavoro: non solo quello delle mani dell’artista che l’ha decorato e plasmato ma anche quelle dei tecnici di laboratorio che, dopo vari tentativi, sono riusciti a mettere a punto lo smalto giusto per far risaltare al meglio quello specifico e unico pezzo d’arte. Ed è proprio lì che entra in gioco il lavoro dietro le quinte di Ceramic & Colours.
Un’azienda al servizio di tutti coloro che fanno ceramica
Dalla piccola industria che cerca prodotti particolari ad artigiani, hobbysti, scuole d’arte: è molto diversificato il pubblico di coloro che si rivolgono all’azienda faentina. Attualmente la società conta 6 dipendenti e 4mila clienti sparsi su tutto il territorio nazionale, a cui corrispondono praticamente 4mila prodotti diversi per rispondere al meglio alle esigenze di chi vuole fare ceramica. La ceramica è un’arte che non dà mai certezze, e sono tante le problematiche che possono capitare all’interno di una bottega, anche consolidata: il colore che non riesce nel modo giusto, una tecnica nuova da mettere a punto, il forno da rinnovare. Oltre all’esigenza di innovare con qualche idea nuova le proprie opere. «Chi viene qui – spiega il presidente della Ceramic & Colours – trova idee e spunti per rinnovare la propria linea di produzione: abbiamo un laboratorio di ricerca all’interno del quale sviluppiamo smalti e colori che i grandi colorifici ormai non producono più».
“Il grande passo? Eravamo innamorati di una ceramica più tradizionale”
Passione, tecnica e spirito imprenditoriale: sono questi gli ingredienti che hanno portato alla nascita dell’azienda nel 2002. «Sia io che Franco eravamo entrambi dipendenti di un importante colorificio ceramico – racconta Gian Piero Merendi – Franco Santi, scomparso quattro anni fa, era il direttore commerciale e io ero responsabile del laboratorio nella sede di Faenza dal quale facevamo assistenza clienti in tutta l’Italia». Profonda conoscenza sia dei materiali tecnici e sia del mercato ceramico a livello nazionale: sono queste le due chiavi che hanno permesso al duo di trovare la forza per fare il grande salto aprendo un’attività in proprio. «Franco Santi sarebbe andato in pensione nel corso di quell’anno. Io mi sono licenziato e insieme abbiamo fondato la Ceramic & Colours nel tentativo di non seguire più la ceramica industriale per dedicarci a una ceramica più creativa e artistica. In quegli anni si percepiva che la ceramica industriale sarebbe andata verso un tipo di tecnologia dove l’aspetto ceramico era sempre meno importante. Noi invece eravamo innamorati di una ceramica più tradizionale». Le difficoltà all’inizio sono legate al fatto di passare da una vita da dipendente a quella di imprenditore: sono dinamiche molto differenti. «Ma siamo partiti subito bene – commenta Gian Piero Merendi – anche perché, come detto, io e Franco eravamo un duo con un bel mix di competenze: lui creativo e artistico, io con una profonda conoscenza delle tecniche».
“La ceramica di Faenza è rimasta al top nella qualità”
Non è un caso che la Ceramic & Colours si trovi proprio a Faenza, uno dei poli ceramici più importanti nel mondo, dove quest’azienda rappresenta un punto di riferimento molto importante per l’ecosistema ceramico locale. «Lavoriamo a stretto contatto con le botteghe faentine, ma Faenza per noi rappresenta meno del 5% del fatturato. Noi non esisteremmo vendendo solo su Faenza. È una città molto importante per la ceramica nel mondo, ma in realtà non se ne fa tantissima. La sua forza sta nel fatto che è rimasta di eccellente qualità. Non è mai cresciuta Faenza come volume di produzione: per questo, per certi versi, Faenza, come città della ceramica, è meno in difficoltà rispetto ad altri poli dello stesso tipo: proprio perché in passato, quando sarebbe stato possibile, non è stato fatto il salto a livello di crescita della produzione. A parte tre o quattro esempi, le botteghe di ceramica a Faenza sono rimaste piccole». Il mondo della ceramica artistica ha vissuto e sta vivendo una selezione dal 2005 ai giorni nostri, che ha portato alla chiusura di varie realtà in tutta Italia. «Oggi per tenere aperta una bottega è indispensabile essere degli imprenditori. Le botteghe troppo piccole non hanno le risorse per andarsi a cercare nuovi mercati. È difficile che una persona sappia fare tutto, dalla produzione alla vendita, ad alto livello». Ceramica a Faenza significa non solo tradizione e artigianato, ma anche turismo. Recentemente è stato siglato un accordo con Sassuolo, altro importante polo ceramico, per la creazione della cosiddetta “Ceramic land” e la promozione turistica nel mondo di entrambe le aree. «Credo che la ceramica sia ancora il brand più spendibile per attrarre turisti nella nostra città. In questo senso tutte le iniziative promosse sono da elogiare».
“Il futuro? Sarà importante il ricambio generazionale”
La posizione di Ceramic & Colours permette di avere uno sguardo completo sullo stato di salute della ceramica artistica in Italia e nel territorio faentino. «I nostri dati di vendita sono stabili ma è molto cambiato il panorama: si è frammentata la vendita e la produzione è calata». Al contempo però si è affacciato al mondo della ceramica un numero rilevante di hobbysti di cui si deve tenere conto. «È un mondo di persone curiose che ha richieste di prodotti molto ampia». Dall’altra si deve registrare la scomparsa degli istituti d’arte per la ceramica che erano interlocutori importanti della Ceramic & Colours. «Per effetto della riforma non ci sono più – spiega Gian Piero Merendi – A Faenza è stato avviato un corso biennale di formazione ceramica presso l’ex istituto d’arte Ballardini che forse deve trovare ancora un suo preciso indirizzo. In questo momento però credo si tratti dell’unico corso di formazione importante con pochi eguali in Italia». Avrà ripercussioni tutto questo sul sistema ceramico faentino? «Chi viene a Faenza oggi trova ancora un panorama di servizi completo, con un’offerta qualificata e ampia. Il problema è che questo ecosistema è fatto di persone che stanno invecchiando e il ricambio non è facile: il futuro in questo senso sarà tutto da vedere. Non voglio dire che l’artigianato sparirà, non lo penso, ma credo che non rimarrà quello di adesso. Deve nascere una generazione di persone che abbiano un’idea di bottega in cui si coniughino la conoscenza della ceramica, del marketing e il saper tenere i conti in ordine».
Argillà 2016 e Ceramic & Colours
Dal 2 al 4 settembre a Faenza si svolgerà la mostra mercato Argillà Italia: un’occasione per conoscere non solo l’arte ma anche chi permette – con la propria strumentazione – agli artisti di crearla. «Per Argillà avremo uno stand dove presenteremo i nostri prodotti – conclude Gian Piero Merendi – ogni anno ci diamo un tema diverso. Due anni fa abbiamo presentato una serie di smalti cristallizzati nuovi, mentre quest’anno avremo degli smalti ad effetto metallico». Oltre a questo, Ceramic & Colours svolgerà nel corso delle giornate di Argillà alcune dimostrazioni pratiche su alcune tecniche ceramiche condotte dai maestri dell’associazione Passepartout, realtà culturale con cui l’azienda collabora anche per la realizzazione di corsi di formazione e perfezionamento. Proprio l’associazione Passepartout ha indetto il primo concorso Ceramic&Colours Award, che ha visto vincitore l’artista sloveno Ivan Skubin. Il secondo premio del concorso, intitolato a Franco Santi, è invece andato a Karin Putsch-Grassi.
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