Claudia Casali racconta il Mic: “Un Museo in dialogo con il mondo”
Variegato, internazionale e dinamico: potrebbero essere questi i tre aggettivi giusti per descrivere il Mic, il Museo internazionale delle Ceramiche di Faenza. Un fiore all’occhiello della provincia italiana, come recentemente sottolineato anche dal Sole 24 Ore, capace di rappresentare un centro culturale unico nel suo genere in tutto il mondo. I 55mila pezzi contenuti al suo interno testimoniano una varietà incredibile di culture e tempi lontani: dall’arte precolombiana al rinascimento italiano fino a collezioni dell’Estremo Oriente e ad opere che raccontano la nostra contemporaneità. Una ricchezza di stili e culture che nessun altro museo al mondo ha il privilegio di possedere, sottolineata anche dall’Unesco che nel 2011 ha conferito al Mic il riconoscimento di “Monumento testimone di una cultura di pace”. Il Museo però non ha solo il compito di conservare, ma anche quello di indicare il futuro dell’arte ceramica: sarà infatti il Mic a curare la quinta edizione di Argillà Italia, la mostra mercato internazionale della ceramica che si terrà a Faenza dal 2 al 4 settembre. Ed è proprio la direttrice del Mic, Claudia Casali, alla guida del Museo da febbraio 2011, a raccontare, per il dossier “Faenza è Ceramica” come è strutturato questo Centro culturale in costante dialogo con il mondo e l’arte che lo circonda.
Il Mic, una varietà di culture unica al mondo
Un salto indietro nel tempo, di fiera in fiera: Argillà oggi, l’Esposizione Internazionale allora. La storia del Mic comincia nel 1908, quando a Faenza si tenne l’Esposizione Internazionale dedicata al terzo centenario della nascita di Evangelista Torricelli, scienziato faentino che inventò il barometro: la manifestazione fu un successo e a Faenza confluì un fitto numero di artisti e artigiani che donarono alla città le loro opere ceramiche. Questa donazione costituì il nucleo originario del Museo che progressivamente si arricchì di altri esemplari. Chi svolse maggior opera per la sua costituzione fu Gaetano Ballardini, direttore del Museo fino al 1953 a cui è intitolato l’attuale liceo artistico di Faenza. «Il Museo nasce nel 1908 – racconta Claudia Casali – con l’intento di raccogliere tutta l’arte ceramica del mondo per ogni territorio e per ogni epoca. Già nel 1908 era un progetto innovativo unico al mondo nel suo genere. Attualmente è la più grande collezione al mondo non tanto in termini di numeri, quanto in termini di tipologia. Ci sono al mondo musei, come il Victoria and Albert o altri musei cinesi, che arrivano fino a 250mila pezzi, ma ogni volta che i loro direttori vengono qui rimangono sbalorditi dalla complessità della nostra raccolta». Il Museo attualmente raggiunge oltre 16mila metri quadri espositivi e le sue stanze ospitano pezzi che vanno dal 3.000 a. C. fino ai giorni nostri: opere non solo italiane o europee, ma provenienti da tutte le nazioni del mondo. «Esposti ci sono circa 16mila pezzi su 55mila in continua rotazione, dato che le collezioni cambiano e si aggiornano ogni anno. Molti di quelli conservati in deposito vanno poi in mostre temporanee in giro per tutto il mondo».
“Tutto nasce dal Museo: la ricerca, la formazione, le collezioni”
Un Museo fin dall’origine costantemente in dialogo con ciò che gli accadeva attorno: botteghe, movimenti artistici, culture. Un luogo dal quale apprendere e poi sperimentare. Fin dai primi anni il Museo si è configurato come un importante polo di formazione: attualmente il Mic è il portavoce di un Centro studi identificato nella Biblitoteca già nel 1913 (e che attualmente mette a disposizione 67mila volumi sull’arte e la ceramica), e di una scuola, il liceo artistico Ballardini. «Tutto nasce dal Museo: la ricerca, la formazione, le collezioni – spiega la direttrice – È un ciclo virtuoso che fa sì che gli artigiani riescano ancora oggi a realizzare pezzi in continuo aggiornamento, tenendo presente la tradizione ceramica esposta». A suggellare questo rapporto vivo con l’arte e gli artisti, nel 1938 venne istituito, a carattere nazionale, il Premio Faenza, il primo al mondo dedicato all’arte ceramica. «Nasceva all’inizio con delle tematiche precise, ma c’erano anche sezioni dedicate al design e alle scuole. Con l’apertura del Concorso all’internazionalità nel 1963 arriva a Faenza l’eccellenza mondiale. È soprattutto grazie al Premio Faenza che certi gusti vennero conosciuti e innestati nelle opere degli artisti, grazie alle scelte
fatte dal Museo: penso per esempio al ceramista Leandro Lega, il cui stile “orientaleggiante” fu appreso da pezzi visti al Museo». Al Premio Faenza hanno partecipato artisti italiani (come Angelo Biancini, Guido Gambone, Leoncillo Leonardi, Pietro Melandri, Carlo Zauli) e stranieri (Eduard Chapallaz, Sueharu Fukami) che hanno fatto non solo la storia della ceramica del XX secolo, ma anche quella della scultura e della pittura. Ecco allora che un Museo diviene, prima ancora che un luogo istituzionale, un luogo di incontro e scambio fra persone e culture diverse, dove i confini fra il “dare” e “ricevere” sono molto sottili e quasi sfumano l’uno nell’altro, potenziandosi a vicenda.
Il Mic e il “sistema Faenza”
La parola “museo” spesso, nell’immaginario comune, è sinonimo di qualcosa di “vecchio”, “statico”, “ammuffito”. Niente di più lontano dall’immagine che il Mic dà di sé. In tanti, una volta entrati, si sono innamorati di questo Museo, e questo avviene ancora oggi come ha raccontato recentemente l’artista “faentina d’adozione” Elvira Keller. «Negli ultimi anni – spiega Claudia Casali – ho avuto a che fare con molti giovani e tutti quando entrano qui superano questa idea della collezione “statica”, piena di muffa. Questo Museo deve essere considerato sempre un Centro culturale a trecentosessanta gradi, con tante possibilità di ricerca e studio. La ceramica è un linguaggio presente in tutte le culture, è un linguaggio vivo, vario e ricco di tante possibilità. È quello che cerchiamo di trasmettere sia con le collezioni esposte al Mic sia tramite la nuova edizione di Argillà». Internazionalità, apertura al mondo e collegamenti importanti con altri poli di ricerca del territorio: sono queste le chiavi per mantenere ai vertici l’ecosistema ceramico faentino. Oltre alla Biblioteca e al liceo Ballardini, il Mic collabora anche con l’ITS (diploma dedicato alla ceramica attivo da tre edizioni e fondato proprio dal Museo), l’Istec Cnr (l’Istituto di scienza e tecnologia dei materiali ceramici), l’Isia (l’Istituto superiore per le industrie artistiche) e ha un laboratorio di restauro all’avanguardia. «Il Museo è collegato a tutto questo mondo: è il sistema Faenza, che noi dobbiamo trasmettere. L’Italia ha tanti centri importanti della ceramica, ma Faenza si distingue per avere una realtà messa in rete col proprio territorio».
Appendice: Albo d’oro dei vincitori del Premio Faenza
1938 | Pietro Melandri | ||
1939 | Pietro Melandri | ||
1941 | Emilio Casadio | Carlo Corvi | |
1942 | Giuseppe Mazzullo | ||
1946 | Angelo Biancini | Anselmo Bucci | |
1947 | Guido Gambone | Opera segnalata in sostituzione al Premio Faenza | |
1948 | Guido Gambone | ||
1949 | Anselmo Bucci | Guido Gambone | Ex aequo |
1950 | Non assegnato | ||
1951 | Non si tenne il Concorso | ||
1952 | Antonio Scordia | Guerrino Tramonti | |
1953 | Salvatore Meli | Carlo Zauli | Ex aequo |
1954 | Leoncillo Leonardi | ||
1955 | Carlo Negri | Guerrino Tramonti | Ex aequo |
1956 | Germano Belletti | Gian Battista Valentini | Ex aequo |
1957 | Angelo Biancini | ||
1958 | Carlo Zauli | ||
1959 | Guido Gambone | ||
1960 | Guido Gambone | ||
1961 | Gian Battista Valentini | ||
1962 | Carlo Zauli | ||
1963 | Fulvio Ravaioli | Pompeo Pianezzo | Ex aequo |
1964 | Leoncillo Leonardi | Rogier Vandeweghe | Ex aequo |
1965 | Berndt Friberg | ||
1966 | Wilhelm e Elly Kuch | ||
1967 | Eduard Chapallaz | ||
1968 | Hilkka Liisa Ahola | ||
1969 | Vlastimil Kvetensky | ||
1970 | Goffredo Gaeta | Ivo Sassi | Ex aequo |
1971 | Panos Tsolakos | ||
1972 | Yasuo Hayashi | ||
1973 | Wilhelm e Elly Kuch | ||
1974 | Georges Blom | ||
1975 | Colin Pearson | ||
1976 | Alfonso Leoni | Paul Donhauser | Ex aequo |
1977 | Gian Battista Valentini | ||
1978 | Mirko Orlandini | ||
1979 | Maria Teresa Kuczynska | ||
1980 | Guido Mariani | ||
1981 | Michael Kuipers | ||
1982 | Aki Matsui Toshio | ||
1983 | Jo-Anne Caron Devrofy | Emidio Galassi | Ex aequo |
1984 | Giuseppe Lucietti | ||
1985 | Sueharu Fukami | ||
1986 | Non assegnato | ||
1987 | Franz Stahler | Da ques’edizione, Biennale | |
1989 | Enrico Stropparo | ||
1991 | Svetlana Nikolaevna | ||
1993 | Tjok Dessauvage | Aldo Rontini | Ex aequo |
1995 | Ken Eastman | ||
1997 | Michael Cleff | ||
1999 | Torbjorn Kvasbo | ||
2001 | Anna Cecilia Hilar | ||
2003 | Jun Nishida | ||
2005 | Silvia Zotta | Tomoko Kawakami | Ex aequo |
2007 | Simone Lucietti | Ian McDonald | Ex aequo |
2009 | Tomonari Kato | Andrea Salvatori | Ex aequo |
2011 | Shigeki Hayashi | Eri Dewa/Giovanni Ruggiero | Ex aequo |
2013 | Paivi Ritaniemi | Nero / Alessandro Neretti | Ex aequo |
2015 | Silvia Celeste Calcagno | Melene Kirchmair e Thomas Stollar | Ex aequo |
Dossier Faenza è Ceramica
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Il nuovo studio di Elvira Keller: ceramista “faentina d’adozione”
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