Massimo Bosi (M5S): “Trasparenza, ospedale e ambiente temi prioritari”
Per il dossier “Comunali 2015 – Faenza 500 giorni dopo” ecco l’intervista a Massimo Bosi, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio comunale. Con lui abbiamo fatto il punto su come valuta il Movimento 5 Stelle l’operato dell’attuale amministrazione: il riordino ospedaliero, il Mic, Parco Bucci e la trasparenza dell’Unione della Romagna faentina.
Che voto dà Massimo Bosi da 1 a 10 all’azione portata avanti da Giovanni Malpezzi e dalla sua Giunta in questo inizio di secondo mandato?
Io darei un 4, perché il quattro è emblematico a scuola. Quattro per quello che non sta facendo per il nostro territorio. Da quando si è insediata questa nuova amministrazione in consiglio comunale non è passata nemmeno una proposta nuova. Si lavora solo sulla quotidianità e sulla normale amministrazione e senza coinvolgere il consiglio comunale e o far partecipare la cittadinanza.
Secondo lei qual è l’aggettivo che meglio descrive Faenza nella sua situazione attuale?
“Impantanata”.
Come immagina Faenza nel 2020?
Per avere una risposta positiva bisognerebbe che Malpezzi desse le dimissioni, come ha fatto recentemente Renzi, e così avremmo una prospettiva migliore. Con questa amministrazione invece non vedo prospettive felici per Faenza e non vedo per quale motivo debba esserci un’inversione di tendenza, visti i cinque anni precedenti e questo primo anno e mezzo. Il Movimento 5 Stelle si impegna da sempre a Faenza per quanto riguarda la tutela ed il rispetto dell’ambiente e la diminuzione dell’impatto energetico da parte di cittadini, imprese ed enti locali. In prima battuta vorrei chiederle come valuta l’estensione della raccolta porta a porta dell’organico e dell’indifferenziata che si è avuta a partire da novembre in una porzione rilevante del Borgo. Pensa sia un miglioramento, in vista dell’obiettivo di raggiungere una raccolta differenziata superiore al 75%? È un piccolo miglioramento sull’urbano, ma questo non è altro che un progetto che dovrebbe essere invece già completato su tutto il territorio faentino. È un progetto che si sta portando avanti a fatica, contro l’opinione dello stesso sindaco che dice che il porta a porta totale a Faenza è una cosa impossibile. L’assessore Bandini sta portando avanti questo piccolo progetto, ma rappresenta solo un contentino alle associazioni e alla Regione. Quello in Borgo è ancora una volta un progetto pilota. Le prove però le abbiamo già fatte dal 2009 ed è ora di passare a fatti concreti. Il continuare a fare prove può essere controproducente: il cittadino può vedere queste iniziative in maniera molto negativa, visto che nello stesso Comune ci sono aree con diverse metodologie di raccolta.
“Non vogliamo che i progetti siano fatti in funzione dei privati”
Restando in tema ambientale, come valuta Massimo Bosi la situazione del Parco Bucci?
Noi abbiamo iniziato ad intervenire sul Parco Bucci a inizio anno vedendo la condizione in cui si trovava. Abbiamo invitato in commissione Gattelli di Aquae Mundi, l’associazione che fino al 31 dicembre 2016 ha la convenzione per cui si deve prendere cura del Parco, degli animali e dei laghetti. Questo lavoro è stato fatto per noi in malo modo e abbiamo rimarcato il degrado del parco. Dal Comune questo degrado per lungo tempo non è stato visto. A sorpresa poi è stata fatta la presentazione del plastico (il progetto di rinnovamento del Paco Bucci recentemente divulgato, ndr) di cui non sapevamo niente: tanto per dire la comunicazione che c’è all’interno del consiglio comunale.
E come valutate questo progetto?
Il progetto può anche andare bene, ma i soldi da dove arriveranno? Anche sul Palazzo del Podestà il privato doveva intervenire e invece il privato è sparito. Resta il fatto che anche l’associazione Esseri Animali ha criticato ancora la brutta condizione in cui si trova il Parco Bucci.
Il Movimento 5 Stelle non vede di buon occhio il coinvolgimento dei privati?
La preclusione non è nei confronti dei privati, ma dei progetti in sé. Non vogliamo che i progetti siano fatti in funzione dei privati, non è questa la nostra logica. Purtroppo per privato spesso l’amministrazione intende scambi di interessi e questo non è il punto di partenza corretto. Si deve partire dal progetto e poi si coinvolge la cittadinanza sulle cose di rilievo. Successivamente poi se si trovano privati che fanno investimenti. Prima però deve essere chiaro il progetto che Comune persegue.
Quali sono gli altri progetti su cui punta il Movimento 5 Stelle per rinnovare e portare qualcosa di nuovo a Faenza?
Il nostro programma elettorale rimane tuttora validissimo, e ci stiamo rendendo conto che sarebbe veramente attuabile e a misura della nostra città. Ogni tanto vi attinge la nostra amministrazione. Il fatto è che l’amministrazione, anche per quei pochi documenti che ha approvato, non ha poi fatto seguire nessuno sviluppo concreto. Stiamo facendo riferimento, per esempio, a un documento del 2013 al Last minute market. L’amministrazione, pur a noi sollecitata con interrogazioni, non mostra la volontà di attuarlo. Anziché realizzare questo progetto di Last minute market – già sperimentato in numerose realtà – ha preferito fare una convenzione con Sasso Marconi per partecipare a dei bandi: in sostanza la situazione è bloccata.
Come funziona esattamente un Last minute market?
Si tratta di uno spin-off dell’università di Bologna che vuole mettere in rete risorse alimentari scartate dalla grande distribuzione. È un progetto sviluppato con Coop: il cibo in eccesso verrebbe riutilizzato nelle strutture di assistenza, come per esempio Caritas. Questo è il modello ampliamento testato. Anziché utilizzarlo si è fatta una convenzione con il comune Sasso Marconi, ma da allora è passato un anno e non è partito alcun progetto.
“Il Mic dovrebbe rientrare nella pianificazione nazionale dei Musei”
Per il Mic avete in mente un progetto diverso di quello portato avanti dall’amministrazione?
Noi abbiamo detto che Mic deve essere museo con rilevanza nazionale: vuol dire che deve rientrare in termine ordinari tutti gli anni in una pianificazione dei Musei a livello nazionale. L’amministrazione dice che – con questa proposta – noi vogliamo vendere il Museo. In realtà sono loro che si stanno muovendo per allargare gli azionari del Mic, ma in questo modo spossessandosi di quote del capitale della Fondazione Mic diluiscono la quota in capo al Comune. Sono loro che stanno “vendendo” il museo! In consiglio comunale è passata una modifica dello statuto del Mic che prevede che l sindaco di Faenza partecipi alle riunioni del cda. Ma il sindaco nomina già i suoi amministratori nel Mic: si ha paura di non avere più esponenti cedendo troppe quote? E poi al Mic ottengono finanziamenti una tantum: ma queste non sono risorse sistematiche. L ‘anno dopo siamo daccapo. Il nostro progetto era farlo rientrare nei Musei di rilevanza nazionale facendo in modo che sia direttamente il Ministero a prendersene cura e non il Comune di Faenza. Questo non vuol dire venderlo, ma farlo entrare in una gestione più allargata. C’è bisogno di ristrutturazioni e difficilmente il Comune riesce a investire direttamente risorse: bisogni superiori al milione di euro appena ottenuto.
Come valuta il Movimento 5 Stelle la riorganizzazione ospedaliera promossa da Ausl Romagna?
La battaglia va avanti e cerchiamo di collaborare con tutte le forze che lo vogliono. Il nostro obiettivo è far sì che Faenza venga riconosciuto come ospedale di primo livello. I sindaci di Faenza e Lugo sono solo due dei 74 sindaci dei comuni inseriti nella Ctss (Conferenza Territoriale Socio Sanitaria) pertanto la loro voce è molto debole su un Ausl Romagna territorialmente molto estesa. Non sappiamo quali forze possano avere questi due sindaci per mantenere gli impegni presi: per questo è fondamentale il nostro contributo e il controllo di tutti. Abbiamo visto che il direttore Tonini non sembra collaborativo e non ci illudiamo. Noi contestiamo all’origine il provvedimento. Hanno fatto l’Ausl Romagna troppo ampia e l’unica esperienza simile – nelle Marche – è stata fallimentare e sono tornati indietro. È inefficiente avere punti d’eccellenza così distanti ed unirli crea costi e disagi a carico dei cittadini.
Massimo Bosi: “Non c’è una seria progettualità nell’Unione dei Comuni”
Un’altra delle battaglie portate avanti dal Movimento 5 Stelle faentino è relativa alla trasparenza nell’Unione dei Comuni della Romagna Faentina, come valutata Massimo Bosi lo status quo e quali sono le vostre valutazioni verso questo ente sovracomunale che in futuro gestirà in maniera associata tutte le funzioni del Comune?
L’Unione dal primo gennaio 2018 entra in piena funzione su tutte le funzioni del Comune. Entro il 2017 quasi tutto sarà conferito all’Unione (rimarranno in capo ai sei Comuni membri soltanto la segreteria generale, gli organi istituzionali ed i servizi legali – ndr). Il problema quale è: il Consiglio dell’Unione si occuperà di tutti i sei comuni ma non ci saranno commissioni per la discussione degli argomenti. Il consiglio si riunisce con i vari capigruppo solo due giorni prima ed il segretario cerca di spiegare come può gli argomenti. E questa è la gestione dell’Unione. Grazie al nostro intervento abbiamo ottenuto le registrazioni del Consiglio dell’Unione e abbiamo ottenuto che nelle riunioni coi capigruppo venga un tecnico – che non sia il segretario – a spiegare gli argomenti. Abbiamo richiesto che in futuro si ragioni su un discorso di commissioni consiliari. Parte di queste nostre proposte sono state recepite e si è ammesso che c’erano pecche nel sistema del consiglio dell’Unione. Ci sembra assolutamente un organo non in grado di gestire tutti i sei comuni della Romagna Faentina. Il problema serissimo è anche la trasparenza: nell’ambito dei consigli comunali non si tratteranno più i temi delle funzioni assegnate all’Unione. E tutte le risorse finanziare dai Comuni saranno trasferite nell’Unione. Prendiamo per esempio i servizi sociali: mettiamo che vengano trasferiti 250mila per i servizi sociali. Nell’ambito del Comune di Faenza avremmo visto questa cifra divisa per dipendenti e servizi, e avremmo potuto valutare nel merito. Siccome la funzione passerà in gestione all’Unione noi non vediamo più questi dati: si potrebbe vedere il bilancio complessivo nell’Unione dei Comuni ma non vedo più il singolo Comune e le sue spese per i servizi dati. In questo modo c’è una mancanza di trasparenza totale, uno scavalcamento dalle strutture elette dei cittadini. Inoltre alcune parte politiche non sono rappresentate: è un deficit di democrazia che è stato ammesso dal sindaco. E a tal proposito il 19 dicembre in Consiglio presenteremo un ordine del giorno chiedendo l’effettiva funzionalità degli assessori faentini, visto che l’Unione ha già i suoi assessori.
Questo processo di trasferimento di competenze e risorse è stato portato avanti senza coinvolgere i cittadini e se non c’è poi come obiettivo una fusione è stato svolto inutilmente. Una volta che la convenzione dell’Unione scade si dovrebbe tornare indietro, ma dopo che si sono svuotati i Comuni la vedo difficile come strada da praticare. E poi queste convenzioni vengono fatte per ricevere un certo numero di incentivi dalla Regione: in questo momento i Comuni ne approfittano in modo stupido, perché poi l’incentivo sarà molto inferiore rispetto ai tagli successivi sulle funzioni integrate. L’esempio principale è polizia municipale: dal primo gennaio 2017 passerà nell’Unione. Sul territorio dobbiamo avere un agente ogni 1.000 abitanti dice la Regione. Per Faenza abbiamo 45 vigili su 60mila abitanti circa. Con l’Unione dei Comuni questa soglia diminuisce e sarebbero distribuiti su tutto il territorio, con conseguente mancanza di personale forte su Faenza. Questo tipo di convenzione ti permette di esser nei parametri con un numero più basso di vigili (69 in totale) a fronte di 86 necessari. Ma, ed è qui il trucco, creando l’Urf e conferendole le funzioni, si usufruisce di uno sconto sugli standard pari al 20%, portando lo standard scontato a 69 unità, permettendo agli amministratori di poter sbandierare/pubblicizzare il fatto che creando l’Urf si è, avendo 66 unità totali, in linea con gli standard regionali. Poi però le pattuglie saranno formate nei vari presidi e quindi diminuisci l’operatività del servizio. In generale Faenza rimarrà la sede del reparto amministrativo e perderà agenti sul territorio perché dovrà avere un maggior numero di agenti negli uffici. E poi non lo sanno benissimo neanche loro: queste convenzioni sono fatte senza studi di fattibilità approfonditi. Ci vogliono risorse, procedure, controlli. Noi stiamo facendo l’Unione dei comuni per quali motivi? Se non sappiamo quali sono gli obiettivi non possiamo verificare il loro raggiungimento.
Massimo Bosi: “La stampa è a senso unico”
Come valuta Massimo Bosi il risultato faentino del referendum costituzionale del 4 dicembre? In un vostro comunicato – subito dopo aver letto i risultati – avete scritto: «In questa città che fatica a liberarsi dalla mentalità piccolo borghese e democristiana, tra interessi e favori, tutto è sempre stato più difficile». Cosa intendete esattamente?
Una città con una informazione a senso unico. La fedeltà alla bandiera sembra prevalere sulla condivisione dei contenuti. C’è stata una grossa censura della stampa nell’approfondire i temi portati avanti dal comitato del No. Abbiamo scoperto in questo referendum come tutta la stampa locale e le associazioni di categoria si siano schierate unicamente per un solo obiettivo, il SI. Noi ci siamo sentiti censurati come Movimento 5 Stelle: il motivo è perché a Faenza c’è prevalenza di organi di stampa ancora filo-amministrativi.
Dal vostro comunicato emerge l’immagine di una Faenza assonnata: in che modo voi cercate di risvegliare la coscienza del cittadino?
Come Movimento 5 Stelle per cercare di fare partecipare il cittadino alla città ci riuniamo ogni martedì e organizziamo incontri su temi di vari interesse, oltre al banchetto in piazza ogni sabato mattina. Abbiamo fatto un incontro sul nostro anno di consiglio comunale il primo ottobre. Bisogna che il cittadino si ponga delle domande: sei sicuro che quello che ritieni corretto lo sia veramente? Cerchiamo di dare voce completamente a tutti. Grazie a un cittadino abbiamo scoperto che da una nuova delibera tutti i proprietari di un passo carraio saranno costretti a pagare 50 euro in più per il rinnovo dello stesso, mentre prima il contratto – che dura 19 anni – andava rinnovato con una marca da bollo da 16 euro e una autocertificazione dello status quo. Da maggio si è voluto rinnovare questo regolamento e a ogni cittadino vengono chiesti ulteriori 50 euro. Peccato che da quest’anno siano stati 7.500 i richiamati al rinnovo perché questa amministrazione non ha mai controllato queste scadenze.