Niccolò Bosi (Pd): “Faenza nel 2020? Città del benessere, di opportunità e cultura”
Nell’ambito del dossier “Comunali 2015 – Faenza 500 giorni dopo” presentiamo l’intervista a Niccolò Bosi, capogruppo Pd all’interno del consiglio comunale di Faenza. Con lui abbiamo approfondito diversi temi: Faenza come città “in trasformazione”, la riorganizzazione nell’ambito dell’Unione dei Comuni, la laicità e il risultato referendario sulla riforma costituzionale.
Che voto dà da 1 a 10 all’azione portata avanti da Giovanni Malpezzi e dalla sua Giunta in questo inizio di secondo mandato?
Darei 7/8. Se si dice che va tutto bene poi si perdono gli stimoli per fare meglio.
Secondo lei qual è l’aggettivo che meglio descrive Faenza nella sua situazione attuale?
“In trasformazione”.
Non è un aggettivo, però credo che sia un’espressione che rappresenti bene la situazione attuale di Faenza. Tutte le articolazioni locali sono in un periodo di trasformazione ed in particolare sta cambiando il rapporto con gli organi centrali dello Stato: stanno nascendo nuove alleanze locali come le fusioni o le Unioni dei comuni, del quale noi in Emilia-Romagna siamo stati fra i precursori a livello nazionale. Dal mio punto di vista credo che le amministrazioni locali necessitino di maggiore sicurezza e stabilità di risorse dallo Stato centrale, risorse che non subiscano variazioni di anno in anno, ma che siano garantite per lunghi periodi. Ciò permetterebbe ai Comuni un’effettiva analisi e programmazione delle politiche da implementare, cosa che attualmente è molto difficile visto che da un anno all’altro non sai quanta capacità di spesa tu abbia. Credo sia importante considerare il Comune come il primo luogo in cui un cittadino viene a contatto con la cosa pubblica, e se questo primo contatto non è positivo – dovuto ad incertezze di questo tipo – tutti i rapporti successivi con le istituzioni sarebbero incrinati.
Come immagina Niccolò Bosi Faenza nel 2020?
Me la immagino come la città delle opportunità, del benessere e della cultura. In questi anni stiamo lavorando fortemente per ricreare tutte le condizioni favorevoli allo sviluppo imprenditoriale e al rilancio della città, soprattutto in chiave turistica e culturale. Nel 2020 la città dovrà essere pronta a ripartire con un nuovo progetto su vari ambiti strategici: la cultura, i servizi sociali, i giovani, la partecipazione dei cittadini, gli investimenti, il sistema di urbanistica e la viabilità, un progetto e un percorso di ampio respiro per continuare a favorire e stimolare lo sviluppo economico e la crescita. Il compito delle forze attuali di governo è porre le basi affinché questo progetto diventi un percorso partecipato e sentito dai cittadini. Penso che anche il ruolo delle opposizioni sia quello di contribuire a questo processo con grande responsabilità: le opposizioni hanno un importante ruolo di controllo e stimolo. Una buona opposizione stimola la maggioranza a lavorare ancora meglio: sono due aspetti che devono andare avanti assieme. Una buona maggioranza è sempre legata a una buona opposizione.
“Se impediamo ai cittadini di poter nascere qui, difficilmente ci sarà un futuro”
Uno dei temi caldi che hanno animato le ultime settimane è quello relativo alla sanità ed in particolare al mantenimento del punto nascite a Faenza. Le richieste del Pd, tramite le affermazioni del capogruppo Bosi e della consigliera Rontini, è di un mantenimento del presidio faentino ed anche di un suo potenziamento, evitando che i parti programmati siano deviati su Ravenna ma al contrario introducendo l’opzione del parto epidurale anche a Faenza. Perché il punto nascite in città è una vostra priorità e come valuta le affermazioni in merito al riordino ospedaliero dell’Ausl Romagna fatte dal dottor Tonini in Consiglio Comunale a Faenza?
Il discorso sul punto nascita a Faenza va allargato prendendo in considerazione complessivamente anche il riordino del sistema ospedaliero. Faenza è un punto di riferimento di un territorio particolare, molto ampio, che va da una pianura e prende due vallate. È un territorio particolare anche perché gravita attorno a una città molto più grossa rispetto le altre: si pone dunque il tema di garantire le istanze dei comuni più piccoli, Faenza infatti non deve essere la “madre-padrona” di questo sistema. Il discorso sul punto nascite è fondamentale perché è il luogo che permette di far nascere i cittadini del futuro. Un territorio che aspira ad avere una posizione di centralità – e che crede convintamente di essere territorio importante deve poter erogare buoni servizi. Se noi impediamo cittadini di poter nascere qui, difficilmente questo territorio potrà avere ampio respiro nel futuro. Noi infatti ci immaginiamo una Faenza che possa riprendere il suo ruolo di importanza strategica in ambito romagnolo ed emiliano-romagnolo. Nel decidere in quale città andare a vivere un cittadino cerca una città che dia una certa sicurezza di servizi di un certo tipo: dalla capacità lavorativa a una buona erogazione di servizi. Il progetto disegnato dai sindaci e dalle forze politiche di maggioranza sulla riorganizzazione ospedaliera va in quest’ottica: creare un’area territoriale ospedaliera tra Faenza-Lugo – in passato forse le due realtà hanno avuto troppi pochi contatti – coordinati con Ravenna, punto di riferimento per la nostra provincia.
Le dichiarazioni di Tonini hanno soddisfatto in parte. Ci sono state dichiarazioni forse un po’ troppe velate. Tutti gli esponenti politici e i raggruppamenti di cittadini (come il comitato Giù le mani dalla pediatria, ndr) si aspettavano delle prese di posizioni ben definite, mentre si è stati poco diretti. Alla fine di quella riunione l’intervento del sindaco Malpezzi, che ha chiesto a Tonini di dare una risposta concreta sul punto nascite, è stata fondamentale: forse alcuni si aspettavano che questa risposta venisse in maniera diretta dall’Ausl. Dall’altra parte le forze politiche di maggioranza e opposizione sono state molto vigili su questo tema: hanno ascoltato bene i timori della città e si sono spese in prima persona. L’interpellanza della consigliera Manuela Rontini in Regione ne è un esempio, la presentazione del documento condiviso del Pd Romagna faentina va in tal senso. Detto questo è un tema che all’interno del Pd è stato molto discusso e ci si è molto interrogati sulla soluzione ottimale rispetto anche alle esigenze dettate dal quadro normativo. Non dimentichiamoci che facciamo questa discussione sulla base di un cambio del quadro normativo che imponeva una ristrutturazione del quadro attuale. A fronte di questa richiesta ci siamo chiesti quale poteva essere la riorganizzazione migliore per il nostro territorio.
E quale sarebbe dunque la riorganizzazione migliore per il territorio secondo la vostra forza politica? Di cosa tratta il Documento congiunto del Pd della Romagna faentina e del Pd della Bassa Romagna?
La proposta da noi scaturita porta al centro alcuni temi e fa alcune richieste all’Ausl. Il primo punto è la necessità di prestare particolare attenzione ai primariati vacanti affinchè questo sistema funzioni: una chirurgia senza primario di riferimento non funziona. Un altro punto è il tema della prossimità del servizio: la battaglia sull’unione del presidio Faenza-Lugo risponde a questo tema. C’è poi la valorizzazione del presidio di Ravenna su determinati ambiti in relazione con gli ospedali di Faenza e Lugo. C’è poi necessità di un maggior rafforzamento tra Faenza-Lugo e contemporaneamente il bacino d’utenza Faenza-Lugo deve garantire tutte le specialistiche necessarie al territorio. Un altro tema è l’approfondimento della proposta fatta da Ausl sulla riduzione dei posti letto facendo buona analisi dei dati e dei criteri che la determinano. Fondamentale è, come detto prima, il mantenimento del punto nascita a Faenza e Lugo. Si deve poi garantire una “medicina territoriale” con la realizzazione di Case della Salute realmente operative. Ultimo punto è il tema della mobilità: se io devo andare a Ravenna per compiere determinate cure devo essere messo in possibilità di recarmi a Ravenna e per i faentini raggiungere Ravenna non è semplice. Bisogna quindi tenerne conto.
Niccolò Bosi: “L’obiettivo dell’Unione dei Comuni è ottimizzare”
Venendo ad un altro tema di gestione a livello sovracomunale, le opposizioni sembra siano sempre più contrarie al conferimento di tutte le funzioni nell’Unione dei Comuni, dal momento in cui sarebbe da una parte più difficile mantenere il rapporto con i cittadini (non essendo né il Consiglio dell’Unione né la Giunta direttamente eletti) e dall’altra affermando che non vi sarebbe un piano strategico per lo sviluppo dei servizi che sono gestiti a livello sovracomunale. È così o c’è una strategia dietro? Che ruolo deve giocare Faenza rispetto agli altri cinque comuni dell’Unione?
Faenza in questa fase deve fungere da conduttore e allo stesso tempo da stimolatore in questo importante processo di razionalizzazione e riorganizzazione delle risorse pubbliche. Su un Unione di 83mila abitanti Faenza da sola ne conta 60mila e per questo non può non stimolare e premere sull’acceleratore per raggiungere un modello organizzativo territoriale che porterà vantaggi non solo economici a tutti i cittadini della Romagna Faentina. il tema importante e da non sottovalutare sarà sempre e comunque la garanzia del rispetto delle specificità degli altri territori: quello ci sarà sempre anche perché se non si tiene conto di questo aspetto Faenza rischia di diventare “madre padrona”.
Secondo me questo discorso sulla “non diretta elezione” è un tema che le opposizioni stanno cavalcando, anche su tema referendario. Cos’è Unione dei Comuni? È un’unione di Comuni che decidono di interconnettere e organizzare insieme determinate funzioni, ma la titolarità dell’elettorato rimane in seno ai Comuni. Dal mio punto di vista è sbagliato considerare un’elezione di secondo livello come non rappresentanza dei cittadini. Nel momento in cui votiamo consiglieri comunali dobbiamo essere coscienti che noi diamo loro la delega di scegliere i consiglieri dell’Unione. Se poi andassimo a fare elezioni dirette dell’Unione ci potrebbero essere situazioni di consigli comunali con un certo tipo di rappresentanza politica e di Unione di Comuni di un altro tipo di rappresentanza. Se Faenza fosse governata dal centro sinistra con determinate coalizioni è giusto che questa rappresentanza arrivi all’Unione con una certa proporzione. Se andassimo a eleggere direttamente l’Unione, il peso di Faenza poi inficerebbe gli altri Comuni: l’influenza che può dare Faenza su tutto il territorio sarebbe eccessiva. Il sistema delle Unioni permette di avere delegazioni di consiglieri che rappresentano in piccolo le composizioni dei vari consigli comunali: si garantiscono così meglio i territori. È il motivo per cui è importante mantenere questo secondo livello, dato poi che l’Unione si occupa più di un ambito più organizzativo.
La strategia c’è: ed è un impegno di un certo tipo. È innegabile che il nostro territorio, pur diviso tra sei comuni, sia molto unito. I faentini regolarmente gravitano sugli altri cinque Comuni e viceversa. Partendo da questo presupposto – ossia l’importante questa coesione territoriale – quando parliamo di amministrazione si deve tener conto della vita di ogni singolo cittadino. La strategia che ci guida è far sì che questo sistema di vita coeso venga riportato sul sistema amministrativo: perché ci devono essere regole diverse in un territorio coeso? L’altro punto è l’ottimizzazione e noi faentini forse ce ne accorgiamo di meno di questo. Questo conferimento di servizi all’Unione cosa porterà? Nell’immediato – come tutte le trasformazioni – sarà difficile vedere risultati. Il primo periodo sarà difficile – come tutti quelli di cambiamento – ma l’obiettivo è ottimizzare: invece che avere su un servizio sei dirigenti, se ne avrà uno solo: questa è ottimizzazione. Dall’altro canto un tema che bisognerà sviluppare è la coesione amministrativa e si sta già iniziando a farlo con le riunioni tra i vari assessori del Comuni e il sindaco delegato dell’Unione per accordare le politiche da attuare. È una struttura simile a quella utilizzata dal Consiglio d’Europa.
“La laicità è approcciarsi in maniera non preconcettuale ai temi”
Il suo slogan da campagna elettorale, quando lei raccolse più di 400 preferenze risultando il consigliere più votato del mandato 2015-2020, era “la laicità conta”. In che cosa conta oggi di più la laicità a Faenza rispetto a due anni fa?
Sottolineo che laicità non significa “non credere” – senza entrare nel merito che si tratti di credo religioso o politico. Essere laici è approcciarsi in maniera obiettiva e non preconcettuale ai temi: posto un problema lo si analizza realmente, senza partire da preconcetti. In questo senso Faenza è più laica: in questi 500 giorni la laicità è stato il metodo con il quale mi sono approcciato a questa esperienza. Il faro che ho sempre tenuto è valutare che le politiche che noi andavamo ad approvare fossero politiche rivolte al bene del cittadino e alla città. In tal senso ci sono state azioni di un certo tipo che io approvo: l’attenzione e la manutenzione ordinaria degli edifici scolastici, il progetto Tam Tam e il miglioramento dei sistemi di videosorveglianza per garantire maggiore sicurezza ai cittadini, l’adozione del sistema “Comuni-chiamo” per favorire la partecipazione dei cittadini alla tutela del bene comune e allo stesso tempo prevedere interventi di manutenzione più tempestivi da parte del settore lavori pubblici, sui rifiuti l’ estensione del progetto “porta a porta” nel quartiere Borgo per incrementare la raccolta differenziata, la vittoria del progetto riqualificazione del Palazzo del Podestà. Per il sociale, il progetto innovativo di living-lab a Palazzo Borghesi (un progetto che si sta attuando in via Matteucci e che prevede l’inserimento abitativo di persone con disabilità lievi, donne, studenti: una forma sperimentale di co-housing). Poi anche nella compartecipazione dei privati su determinate specifiche questioni come può essere per esempio il restyling del Parco Bucci, oppure anche il tema della società If. In questi rapporti con i privati la politica perde un po’ di controllo, ma a fronte di cosa? Si perde controllo a fronte di una volontà di maggior sviluppo del tema turistico di Faenza.
Un’altra cosa è il tema del centro di Protezione Civile nell’area ex Rb salotti (via Celle): le opposizioni hanno criticato questa misura senza tenere conto della ricaduta di questo insediamento sul territorio. È un investimento per il futuro, per la sicurezza e per l’orgoglio della nostra città. A Faenza avremo l’acquartieramento regionale dell’associazione Alpini oltre che il magazzino provinciale della protezione civile. In tal senso anche la Regione si è impegnata: credo che il ritorno sulla città sia fondamentale. La prima colonna mobile della Regione per il terremoto del centro Italia è partita da Faenza.
“Il rapporto tra cittadini e consiglieri deve essere reciproco”
Malgrado il suo interesse verso la politica non nasca ieri, questa è la prima carica elettiva per Niccolò Bosi. Qual è la cosa più positiva dell’attività di consigliere e di quale invece farebbe volentieri a meno? Il Consiglio Comunale riesce a dare voce ai cittadini di faenza o ci sarebbero degli aspetti in che tutti i gruppi consiliari dovrebbero impegnarsi a migliorare?
Il Consiglio comunale dà voce ai cittadini quando i cittadini si ricordano di aver eletto dei consiglieri: è un rapporto reciproco. È importante che un consigliere si ricordi di aver un mandato di fiducia. Dall’altro, il consigliere deve ricordarsi che il suo compito è l’interesse della collettività e di tutta la collettività, non solo di una parte. Dall’altro lato i cittadini devono ricordarsi che hanno sì dato una delega, ma questo non deve significare disinteressarsi della questione pubblica. Il mio appello ai cittadini è questo: ricordatevi che ci sono 24 persone che sono disponibili ad ascoltare voi e le vostre istanze. L’esperienza da consigliere comunale è un’esperienza iperstimolante. È una scuola, impari tantissime cose e contemporaneamente ti trovi di fronte alle problematiche di questa struttura istituzionale. Quando si cerca di risolvere un problema si deve tenere conto anche di tutti quegli aspetti aspetto burocratici, amministrativi e normativi che spesso si tende a dimenticare. Sottolineo un’altra cosa bella: grazie a questa esperienza si può essere veramente partecipi della buona riuscita della città, in senso lato: il vivere bene, la crescita economica, la buona progettazione sul futuro, la capacità di fare immaginare ai cittadini la loro vita nei prossimi anni. Un buon amministratore deve far sì che i cittadini siano felici di vivere in questa città e far trovare loro quello che hanno bisogno.
E invece cosa non le piace?
Cosa non mi piace: non ho mai letto cose così poco interessanti. Ci sono tante letture da fare un po’ pesanti alle volte. La cosa più brutta forse è avere un progetto in testa ma non poterlo del tutto realizzare perché l’immaginazione è più semplice rispetto la realtà. Delle volte voler a tutti i costi fare una cosa e farla però avendola dovuta mediare ti appaga un po’ meno.
“Serve una stagione di riforme”
Come valuta Niccolò Bosi l’esito del Referendum sia in ottica nazionale sia faentina?
Come ogni consultazione questa è stata un’avventura percorsa assieme a tante splendide persone che si sono impegnate direttamente esponendosi per sostenere la riforma costituzionale e per questo vorrei ringraziarle. Gli italiani si sono inequivocabilmente espressi bocciando la riforma. Non nego un po’ di amarezza, perchè in questa riforma ci ho creduto, mi sono impegnato e messo in gioco perchè convinto che fosse una buona riforma. Come dicevo il popolo si è espresso rigettandola chiaramente e questa chiarezza è un bene perchè non lascia scampo a ulteriori interpretazioni. Credo che tra i sostenitori del Sì e quelli del No sia stato diverso l’approccio alle proposte di modifiche costituzionali. Credo che sia convinzione di tutti che il sistema paese abbia bisogno di uno “shock”, di una stagione di riforme che renda l’amministrazione vicina e al servizio del cittadino, che puntino sull’equità sociale, all’uguaglianza dei diritti e sulla possibilità di poter disegnare un futuro. Il punto differente è il come. Il fronte del Sì sosteneva che questo periodo potesse essere innescato da una riforma che andasse a rompere alcuni status quo e con questo sarebbe stato possibile riorganizzare il sistema partendo appunto da uno snellimento e innovazione nel sistema decisionale e legislativo oltre che nei rapporti delle funzioni tra lo Stato e le regioni. Il fronte del No sosteneva che non fosse necessario cambiare la Costituzione per attuare questo periodo di riforme. La verità credo sia che, certo per fare le riforme non è necessaria una riforma della Costituzione, ma dipende sempre a che tipo di riforme puntiamo, quanto incisive possano essere, quanto innovative e quanto forti: certamente andando a riformare alcuni punti della Carta sarebbero stati cambiamenti più determinanti e incisivi, che avrebbero dato il la a quella serie di riforme che il paese da troppi anni ormai aspetta. Sottolineo ancora che la riforma non voleva modificare i principi costituzionali che sono gli obiettivi ai quali, come Popolo e come Nazione, puntiamo, ma andava a toccare le modalità e gli strumenti per raggiungere questi obiettivi. Infine credo che spezzare posizioni consolidate e arroccate su vantaggi acquisiti, come in parte avrebbe fatto la riforma, avrebbe giovato principalmente alle classi meno “potenti” che da ciò sono totalmente estranee.
Ma come dicevo all’inizio ha vinto il no e di conseguenza noi saremo chiamati a impegnarci ancora più alacremente per il futuro e il bene dell’Italia e degli Italiani. E’ importante che tutti si prendano le proprie responsabilità e partecipino più attivamente alla vita politica per stimolare appunto i politici a lavorare per il loro bene e per fare del loro meglio. Come ben sappiamo Faenza ha votato in controtendenza al dato nazionale. Credo sia in parte dovuto all’impegno profuso da tutti nello spiegare la riforma, che evidentemente quando ben sviscerata e capita veniva apprezzata. Va poi detto che noi Romagnoli siamo un popolo romantico, di sognatori e che guarda con interesse e attenzione ai cambiamenti. Difficilmente siamo persone che partono da posizioni preconcette, siamo un popolo di curiosi e questo si è visto. A Faenza abbiamo avuto un risultato importante, la sfida sarà raccogliere questa volontà dagli elettori, creando le condizioni in questa città perchè qualcosa cambi, perchè diventi sempre più un posto migliore in cui vivere.
Per contattare Niccolò Bosi: cocco.nb@gmail.com