Simone Laghi racconta il crowdfunding per salvare il Bassetto Manfredo
Dopo anni di silenzio, tornare ad ascoltare la musica del Bassetto – l’antico contrabbasso del Settecento conservato alla Biblioteca Manfrediana di Faenza – tramite un crowdfunding lanciato sul web. Questo l’obiettivo di Simone Laghi, musicista e ricercatore faentino nato nel 1982 attualmente residente in Galles dove sta svolgendo il proprio dottorato. Pur distante, Simone non ha però dimenticato la propria terra di origine, tanto da voler aiutare la comunità faentina a valorizzare uno dei suoi strumenti musicali più pregiati, custodito nella collezione del Museo del Teatro. Il modo per farlo è di quelli più innovativi: il crowdfunding è una forma di raccolta fondi lanciata sul web tramite cui chiunque può contribuire anche con piccole cifre, uno strumento particolarmente utilizzato all’estero ma che in Italia non si è ancora sviluppato appieno. Il progetto è stato lanciato nei giorni scorsi sulla piattaforma Kickstarter e grazie all’aiuto di piccole donazioni vuole raggiungere il finanziamento complessivo di 4mila euro (3.600 sterline) necessario per restaurare l’antico strumento musicale e tornare così a renderlo uno strumento vivo. «Questa operazione – spiega Simone Laghi –è nata per cercare di salvare questo prezioso strumento musicale che rappresenta un patrimonio per tutta la comunità, così come faremmo per un quadro o per qualsiasi altro tipo di oggetto artistico a cui teniamo». La scadenza per poter fare donazioni è il 31 gennaio 2017.
Il Bassetto: un pezzo unico tra gli strumenti musicali
Un’eccellenza musicale di Faenza conservata nella collezione del Museo del Teatro. Costruito da un liutaio professionista, il Bassetto (ma c’è incertezza anche sul nome) svolgeva la funzione di quello che è oggi il contrabbasso, anche se si presenta molto più piccolo (circa 1,5 metri). Conserva ancora tutte le sue parti originali: fasce e fondo sono in legno di pioppo, mentre il piano è in abete e la tastiera in noce. Particolare caratteristica che lo contraddistingue dal contrabbasso moderno sono le tre corde (a differenza delle quattro o cinque odierne), capaci di infondere allo strumento una timbrica unica e particolare. La sua data di realizzazione non è sicura, «presumibilmente si tratta della metà del Settecento» afferma Simone. Lo strumento – nonostante i segni del tempo – si presenta ancora in ottime condizioni e può avere un valore di alcune decine di migliaia di euro. Ma per far risuonare nuovamente le sue corde occorre un’adeguata operazione di restauro. «Mi ha colpito da subito l’alta qualità di liuteria che si vede nel Bassetto – afferma l’ideatore del crowdfunding – è certamente un pezzo pregiato della collezione del Museo del Teatro di cui i faentini possono andare fieri».
Un modo per far riscoprire il Settecento musicale a Faenza
Il restauro servirà anche a fare luce sulla storia di questo raro strumento musicale. È attestato che nel Duomo di Faenza a partire dal 1779 la cappella musicale fosse composta da due violini, un violoncello ed un contrabbasso, in aggiunta all’organo della chiesa. «Accompagnavano le funzioni religiose – spiega Simone Laghi – e accanto alla musica sacra suonavano anche musica profana nel teatro: all’epoca non c’era ancora il Teatro Masini (inaugurato nel 1788) e l’edificio che svolgeva questa funzione era all’interno del Palazzo del Podestà. Vi si svolgevano le feste, soprattutto quella di Carnevale e di San Pietro». La storia del Bassetto è strettamente intrecciata con la sua epoca: la sua funzione poteva essere quella di basso continuo in questa formazione. «Credo molto nel legare la ricerca musicale al territorio – spiega Simone Laghi – e Faenza in questo senso ha una posizione privilegiata: Tommaso Paolo Alberghi (1716-1785) e Giuseppe Sarti (1729-1802) sono due autori molto importanti di fine Settecento, il primo principalmente come insegnante mentre il secondo ha lavorato per tutta l’Europa. La Biblioteca Manfrediana conserva ancora moltissima musica di Sarti, mentre gli spartiti di Alberghi si trovano oggi in California, all’università di Berkeley, probabilmente acquisiti da un privato dopo la Seconda guerra mondiale». Come per la storia dell’arte, anche per la musica Faenza ha rappresentato nel Settecento uno dei centri più vitali. «In quest’epoca – spiega il ricercatore faentino – c’è stata un’intensa attività musicale a Faenza che merita di essere valorizzata: io attualmente sto svolgendo un dottorato di ricerca all’università di Cardiff sui quartetti d’archi italiani di quel periodo e posso assicurare che all’estero c’è molto interesse verso questo tipo di musica». Il Bassetto continuò a essere utilizzato anche per quasi tutto l’Ottocento, poi la tradizione si è persa fino a far scomparire questo strumento da ogni formazione musicale.
Crowdfunding: obiettivo 4mila euro per il restauro del Bassetto
L’idea del crowdfunding per salvare questo strumento musicale è venuta naturale a Simone, visto che il Bassetto rappresenta un bene pubblico. «Non ho mai realizzato prima campagne di crowdfunding, anche se ho più volte partecipato come donatore – afferma Simone Laghi – pago forse un po’ l’inesperienza di questa operazione. È significativo guardare l’elenco di chi finora ha fatto una donazione: ci sono pochi faentini ma tantissimi musicisti. Da un lato significa che il progetto ha un alto valore culturale, dall’altro forse dovremmo essere più consapevoli del patrimonio che abbiamo». Da Faenza a Cardiff, passando per Amsterdam: Simone Laghi da diversi anni vive all’estero portando avanti la propria passione musicale, un’esperienza che gli ha permesso di vedere con occhi distaccati una realtà che sente ancora come una propria casa. «Forse, per certi versi, a Faenza si sta “troppo bene”: l’accoglienza, il clima, le offerte culturali, la vicinanza con altri centri come Ravenna, Forlì e Bologna. Per questo paradossalmente ci sono dinamiche che impediscono lo sviluppo di cose nuove. In generale in Italia manca forse un po’ la pianificazione e valorizzazione culturale: qua in Galles riescono a valorizzare qualsiasi castello in rovina o chiesa diroccata, facendo pagare un biglietto di ingresso che spesso arriva a 10 sterline, ed i concerti sono sempre a pagamento, per sottolineare il rispetto che si ha per chi lavora per l’arte. Si può vivere di cultura , e noi di patrimoni da valorizzare ne abbiamo tantissimi».
Simone Laghi: tra musica e ricerca in giro per l’Europa
Una vita all’insegna della musica quella di Simone. Dopo aver cominciato a studiare musica alle scuole medie Strocchi di Faenza e poi alla Scuola di Musica Sarti, ha conseguito il diploma di viola a Ravenna. «Non vengo da una famiglia di musicisti, ma in casa la musica è stata sempre importante ed è una passione che mi ha permesso di viaggiare, conoscere gente e condividere esperienze». È stata proprio la passione per la musica a portarlo prima ad Amsterdam – dove si è laureato in Musica Antica e Violino Barocco al Conservatorio di Amsterdam, fra il 2008 e il 2010 – e poi in Galles dal 2013, dove si dedica principalmente alla ricerca alla Cardiff University. «Oltre a suonare ho sempre avuto voglia di fare delle ricerche per trovare musiche meno conosciute. Ho parlato di un mio progetto con un professore di storia di violino: l’idea è piaciuta subito, e senza troppe difficoltà nel 2013 mi sono trasferito in Galles. Penso sia questa una delle differenze maggiori tra l’Italia e l’estero: sia chiaro, dove sono adesso non è il paradiso, ma hai sempre qualcuno che ti ascolta, e mostrano sincero interesse per nuove idee». Simone non ha però abbandonato gli strumenti musicali: nel 2012 ha dato vita all’Ensemble Symposium, con cui sviluppa le proprie produzioni.
“Perché ascoltare musica del passato? In realtà lo facciamo sempre”
Aldilà del raggiungimento o meno dell’obiettivo 4mila euro il crowdfunding lanciato da Simone Laghi ha avuto certamente il merito di far suscitare l’interesse su tutto quello che ruota attorno a questo strumento: la sua storia, la musica della sua epoca, il territorio. Ma perché a un giovane di oggi dovrebbe interessare ascoltare dal vivo le note del Bassetto? «Ascoltiamo sempre musica del passato – risponde Simone Laghi – Oggi ascoltare i Rolling Stones significa ascoltare musica di cinquant’anni fa. A me quello che interessa è il collegamento tra la musica e il suo contesto storico: il rock ha un suo valore se suonato negli stadi, la musica sacra se suonata in chiesa, l’opera a teatro. La musica si esprime con strumenti diversi e aldilà del tempo in cui è stata concepita. Non vedo dunque grande differenza in questo senso tra il proporre a un giovane la musica del Bassetto o dei Rolling Stones: nel giusto contesto tutto acquista un senso. Dobbiamo essere però noi i primi a farci carico di essere promotori del bello e salvaguardare il nostro patrimonio, per non dimenticarlo». L’operazione di crowdfunding non avrà come effetto solo il restauro del Bassetto. Una volta messo a punto, l’antico strumento musicale potrà tornare a suonare tornando a essere un patrimonio attivo della città come lo era duecento anni fa. E Simone ha il sogno un giorno di poterlo suonare, magari in occasione della prossima conferenza internazionale su Paolo Alberghi che si terrà a Faenza in aprile. «Con poco ce la facciamo – conclude Simone – se anche solo il 10% dei faentini donasse un euro supereremmo di gran lunga la cifra prefissata».
Foto di copertina: Samuele Marchi
Siete un branco di deficienti. In un periodo dove ci sono mille necessità (terremotati, gelo al sud, immigrati, cassintegrati, disoccupati) fate e promuovete una raccolta di fondi per migliaia di euro per sistemare uno strumento musicale. Fuori di testa!
Gentile Angela,
la nostra redazione non vede come la restaurazione del Bassetto – uno degli strumenti più preziosi della nostra comunità – tramite una raccolta fondi possa causare disagio nell’affrontare altre emergenze (di tutt’altro tipo) presenti sul territorio nazionale.
Oltretutto il crowdfunding è un mezzo estremamente democratico: chi vuole donare lo fa e chi non ritiene la proposta meritevole può non farlo senza per questo accusare di “deficienza” chi ritiene che salvaguardare il nostro patrimonio culturale sia utile per sé e per gli altri.
Ci tengo a precisare che seguendo il suo ragionamento la valorizzazione della nostra cultura dovrebbe essere sempre messa in secondo piano: se oggi è il terremoto, domani sarà la disoccupazione, la povertà, il troppo freddo o il troppo caldo. C’è molta demagogia in commenti di questo tipo il cui unico denominatore è questo: la cultura non serve, è inutile.
Se invece avesse letto in maniera seria il nostro articolo e le parole di Simone Laghi, avrebbe avuto spunti per capire come la cultura sia invece uno degli strumenti fondamentali che abbiamo per affrontare al meglio le emergenze della nostra contemporaneità: non serve a nulla “dare i soldi” ai terremotati o ai disoccupati se dietro di essi non c’è cultura, storia e consapevolezza del proprio territorio, utili appunto per affrontare concretamente emergenze, bisogni e progetti. Dimenticare il nostro passato e la nostra cultura è un prezzo che poi non potremo ricomprare con nessun crowdfunding.
buona serata
Ogni popolo merita il governo che ha.L’ignoranza non ha diritti,nemmeno quello di commentare.Signora Angela offende la sua di intelligenza non certo quella altrui evidentemente e’ una qualita’ che lei non possiede. In ritardo di un anno buon Natale
Chiedo Venia ma gli anni sono due!